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Spazio e tempo nella società moderna 2/2

parte 2 di 2


Città e paesaggio si distinguevano per le loro diverse identità. La perdita di identità, di singolarità, di diversità, ossia la perdita delle radici storico-culturali, ha esaltato quella che i filosofi chiamano "territorializzazione".



I nostri occhi spesso non vedono. Tanto meno riescono ad ascoltare. Quando guardiamo le sculture che ornano sontuosi portali di romaniche o gotiche cattedrali rimaniamo incantati dalla suggestione artistica delle immagini. A volte riconosciamo un santo o un evangelista. Però, difficilmente sappiamo riconoscere ciò che esse rappresentano, sappiamo comprendere il loro autentico significato liturgico e simbolico.



Di fronte a certi capitelli misuriamo la forza espressiva delle figure, pensiamo agli artisti di quei secoli lontani e li consideriamo bizzarri quanto fantasiosi. Quasi primitivi. Non comprendiamo il senso di quelle immagini e dei relativi ornamenti. Non comprendiamo il sistema strutturale di spinte e controspinte degli archi a sesto acuto e neppure riusciamo a cogliere le misure e le proporzioni che delimitano le superfici e lo spazio. Di fronte a certi fabbricati pensiamo ad arretratezza tecniche e a follie decorative. E sbagliamo.



Non c'è in essi nessuna fantasia "sfrenata", nessun arbitrio artistico . Teste e figure di santi, animali o esseri fantastici, ornamenti vegetali, scene mitologiche o avvenimenti biblici non furono disposti a piacere nello spazio. Una severa e consapevole volontà ordinatrice suddivise ingegnosamente le superfici verticali e orizzontali secondo un piano (un progetto, nel senso letterale del termine) ben congegnato. Dimentichiamo che per la mistica medievale europea era d'obbligo ricercare nel senso e nel ritmo il senso intimo delle umane cose. Si operava di fatto per quella fusione dei sensi dell'udito e della vista che gli antichi cinesi definivano luce degli orecchi . Che è come dire; ascoltiamo le pietre che cantano. Ovvero; il suono degli occhi. Il mondo visibile e tangibile era retto da un insieme di parametri che facevano riferimento alla policromia, alla polifonia e alla poliritmia.



Alcuni studiosi in questo secolo hanno individuato i rapporti fra l'arte indiana e quella europea medievale. Hanno così decifrato la precisa corrispondenza fra suoni e animali. Nei chiostri catalani di San Gugat (piccolo paese nei dintorni di Barcellona) e di Gerona, costruiti verso la fine del XII secolo, si trova una serie di capitelli con figure di animali variamente intercalati ad altri che illustrano motivi biblici, storici o puramente ornamentali.



Il tempo ciclico governava la vita del mondo, delle stagioni, degli astri e dell'uomo. 

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