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Viaggi di Architettura

Il Giardino della Pace - Sotto il Monte Giovanni XXIII (BG)


“The Garden of Peace” JXIII

Sotto il Monte Giovanni XXIII (Bg)

2012

(45°42'26.4"N 9°29'59.7"E / 45.707336, 9.499929)



Durante una giornata assolata di Luglio, camminando lungo il pendio che sale verso il Santuario di Giovanni XXIII, mi sono imbattuto in questo piccolo scrigno di pace, una sorta di "oasi per l'anima". Vi si accede da un piccolo ingresso laterale, che racchiude e conclude verso est lo spazio occupato dalla vecchia chiesa di San Giovanni Battista, modificata e ampliata nel corso dei secoli.


Il "Giardino della Pace" è un luogo di raccoglimento e di preparazione alla Cripta "Obedentia e Pax" del Papa Giovanni XXIII, al secolo Angelo Giovanni Roncalli e con la statua dello stesso Papa, che accoglie e raccoglie i pellegrini che vi si avvicinano, forma una sorta di spazio sacro che prepara ed educa l'anima all'avvicinamento con lo Spirito Sacro contenuto all'interno di essa.



Appena si entra nell'ampio spazio verde, la prima sensazione che si prova è quella di essere protetti da tutto ciò che vi è all'esterno; il chiostro all'aperto è delimitato da una sequenza ritmica di trecentotrenta steli in ferro Cor-Ten di diverse altezze ed inclinati in modo differente. La volontà sembra proprio quella di creare una distinzione fra ciò che è dentro e ciò che è fuori, non in modo netto ma in una maniera quasi "graduale" creando una sorta di compenetrazione tra il giardino e lo spazio esterno. 


Come steli di grano al vento, gli steli in ferro danno la sensazione di elementi forti e stabili, seppur nella loro precaria posizione inclinata: la durezza dell'elemento materiale sembra quasi ammorbidita dal vento e dallo spirito, quello spirito che il Concilio Vaticano II grazie a Papa Giovanni XXIII esalta e mette al centro della discussione cristiana dell'epoca.



Un camminamento perimetrale, inclinato dolcemente, conduce verso la cripta che si trova alla fine del percorso; il pavimento è realizzato da vari materiali e tipologie di pietre, che simboleggiano la diversità del popolo di Dio, unito assieme verso un'unica direzione, quella della salvezza dello spirito e della santificazione dell'anima che ascende al cielo. Queste pietre, che rappresentano la pluralità e la coralità dei popoli, vengono percorse ogni giorno dai pellegrini che vanno accostandosi in silenzio e in preghiera verso il luogo sacro che ricorda il Santo Padre. In tal modo, l'eterogeneità delle culture, così come quello delle pietre, rappresenta un momento di arricchimento interiore e di accrescimento personale.


Il percorso verso la cripta è interrotto (nel senso di "sospensione temporanea") da 6 "epifanie papali", cioè 6 frasi che scandiscono la salita del pellegrino verso l'alto (e quindi ne purificano l'ascensione spirituale). Le frasi fanno parte di alcuni momenti fondamentali della vita del Papa Buono (anche se ci è stato detto che è più corretto chiamarlo il "Papa della Bontà" da chi lo conosceva bene in paese); tali frasi sono incise in lastre di acciaio Cor-Ten, come gli steli che delimitano lo spazio, ed incassate nella pavimentazione orizzontale in pietra. In corrispondenza di ognuna di esse, su uno stelo verticale è riportata un'iscrizione, come una sorta di dialettica continua fra mondo dell'uomo, rappresentata nella sua dimensione orizzontale del cammino di vita, e mondo divino, la cui verticalità sublima l'anima e la fa tendere verso l'infinito.



Salendo verso l'alto si trova uno spazio all'aperto, racchiuso da setti in cemento e pietra che formano una sorta di parallelepipedo sacro, all'interno del quale è racchiusa e custodita una statua di grandi dimensioni del Santo Padre. Anche qua pochi materiali, lavorati in maniera diversa, sono utilizzati come a rappresentare tutte le varie sfaccettature dell'anima umana, con parti lisce e parti più "grezze", diverse ma che assieme formano un unico spazio sacro dove custodire ciò che di più prezioso ci appartiene.


Qua è collocata una statua in gesso di Giovanni XXIII, calco dell'originale in ferro presente nel cortile di ingresso del seminario vescovile di città. La statua accoglie i pellegrini che vi fanno visita a braccia aperte, cosi come aperte sono quelle braccia "immaginarie" del colonnato di Piazza San Pietro del Bernini che rappresentano la "Santa Madre Chiesa che ha sempre le braccia aperte per raccogliere tutti". Tale spazio rappresenta un ulteriore momento di preghiera e riflessione, prima di arrivare a quello vero e proprio rappresentato dalla cripta interna.


Il percorso esterno si conclude su un sagrado moderno, che accoglie con la sua forma e invita il pellegrino all'ingresso dello spazio sacro coperto.


Tale luogo, come descritto, rappresenta un momento di comunione e di riconciliazione fra la Chiesa e la cultura contemporanea; infatti, dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II la riflessione e il progetto dello spazio sacro hanno assunto una dimensione nuova.



L’architettura è altra disciplina rispetto alla liturgia, ma è intimamente legata a essa.



Oltre che lo spazio, ciò che si tende a conservare e a preservare nel tempo e dal tempo è la memoria storica di un grande Uomo che, con la sua personalità ferrea e salda nei principi della pace e dell'unione dei popoli, riuscì con la sua opera di mediazione e di dialogo internazionale a salvare l'intesa fra le due superpotenze americana e russa nei primi anni sessanta, uno dei momenti più critici della famosa e terribile "Guerra Fredda".



Crediti

Architetti PBEB (Paolo Belloni e Elena Brazis)


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