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Viaggi di Architettura

Chiesa di Santa Maria della Spina (PI)


Chiesa di Santa Maria della Spina

Lungarno Gambacorti, Pisa

1230 - 1875

(43° 42′ 54.86″ N, 10° 23′ 48.23″ E / 43.71524°, 10.39673°)


Spesso chiusa al pubblico durante la quasi totalità dell'anno, ho avuto la fortuna di poter visitare questo gioiello dell'architettura gotica pisana durante una giornata nella quale veniva esposta al suo interno una fedele copia in scala 1:1 della Sacra Sindone conservata nel Duomo di Torino. Iniziata ad edificare nel 1230 sul greto del fiume Arno su commissione della famiglia Gualandi (per intenderci, quella della torre del Conte Ugolino, sita nel centro storico in Piazza dei Cavalieri), in prossimità dell'allora sbocco sul mare, deve il suo nome odierno alla presenza, a partire dal 1333, della Sacra Reliquia di una spina della Santa Corona di Gesù Cristo in essa custodita.


Aldilà delle citazioni storiche ed architettoniche, facilmente reperibili su qualsiasi libro o portale online, la cosa principale da capire è la connotazione simbolica della chiesa, posta come una specie di "sacro scrigno" proprio sull'asse principale fluviale che allora, come detto, dava verso il mare: forse essa rappresentava una sorta di "saluto benedicente" a chi si imbarcava per cercare fortuna o altro al di là dei confini terreni del capoluogo pisano.


L'esterno è un moderno "salvadanaio antico" di eleganti cuspidi, timpani e tabernacoli completati da una raffinata decorazione scultorea: una ricercata galleria marmorea composta da esili colonnine, timpani e pinnacoli sulle quali si stagliano quasi senza sosta figure umane, floreali ed antropomorfe. Fra i maestri dell'arte scultorea dell'epoca impossibile non far menzione di artisti quali Giovanni di Balduccio, Lupo di Francesco, Andrea Pisano e i figli Nino e Tommaso. Notevole e di rilevanza fondamentale inoltre è il tabernacolo frontale con la Madonna col Bambino e i due Angeli attribuiti a Giovanni Pisano.


Ma quello che desta, in un certo senso, stupore è il forte contrasto fra la ricchezza scultorea esterna e la rigida composizione formale ed architettonica interna, in cui da padrona lo fa l'uso del bicromismo tipico toscano bianco/nero (per la Cattedrale di Firenze verrà usato, a differenza di altre città toscane, il bicromismo verde/bianco).


L'interno, coperto da un tetto a doppio spiovente con capriate in legno, austero e solenne, un tempo faceva soffermare forse la "ricerca della bellezza" nel suo contenuto interno come a simboleggiarne l'importanza sul contenitore, nella quale la trascendenza divina prevaleva sulla immanenza terrena.


In tal modo il ritmo della scansione bicroma orizzontale dei blocchi di marmo gareggia con il suo bilanciamento verticale, quasi come a rappresentare la dicotomia cristiana della vita umana, appiattita su questo mondo terreno, in una continua ricerca di ascensione verticale verso il sacro e l'Altissimo per mezzo di una sedimentazione graduale di esperienze e maturità.


Anche la luce fa la sua parte in questa sorta di "cerimonia liturgica spirituale", filtrata da sottili finestre e piccole aperture in facciata: scorci si aprono verso la città e il fiume, come a simboleggiare una sorta di distaccamento dell'anima che guarda dal nostro interno cosa succede fuori, ma allo stesso tempo facendoci sentire protetti e sicuri all'interno del nostro corpo materiale.



Attualmente di proprietà del comune ed aperto solo per pochi giorni all'anno, in prossimità di determinate ricorrenze o eventi, è un piccolo gioiello che vale la pena scoprire, poichè all'interno di esso si riesce ad eseguire una sorta di viaggio spazio-temporale in un passato non molto recente che però ci appartiene e, in un certo senso, ci detiene all'interno di esso se non riusciamo a scoprirne i codici per decifrarlo e farlo nostro.



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