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Il progetto del passato 1/4

parte 1 di 4


Che cos'è il centro storico, ci si è chiesto con insistenza negli ultimi trent anni. Il dibattito ha assunto anche toni aspri. Soluzioni parziali e fallimenti ripetuti hanno messo in crisi le risposte che di volta in volta si è cercato di dare a un a domanda sempre meno inquietante.

Certo, che il centro storico fosse l'equivalente della città pre-industriale, lo si disse anche trent'anni fa. Alcuni propendevano per distinguere un centro antico dalla città esistente (considerata tutta centro storico ) limitando così drasticamente i confini della tutela. Il centro antico era da salvaguardare e monumentalizzare, mentre il centro storico continuava a essere in continua evoluzione e trasformazione. Altri rimanevano ancorati al concetto di monumento e l ipotesi che il centro storico fosse nel suo insieme un unico monumento trovò, trent anni fa, non pochi ostacoli. La difficoltà maggiore era comunque di metodo.



Come definire l'area storica? Quale periodo scegliere per considerare finita , ultimata, la stratificazione del centro storico? E dopo averlo individuato, come sottoporre il centro storico alle leggi del restauro? 



La disputa avveniva fra i cosiddetti innovatori e coloro che erano etichettati come conservatori. Gli innovatori insistevano per distinguere il centro storico dal centro antico. Sostenevano che la città del passato era stata caratterizzata da continui cambiamenti. Lo stile gotico aveva soppiantato quello romanico che era stato, a sua volta, superato dalla rinascenza, fino al barocco, al neoclassico, al moderno, all'international style, al post-moderno, al decostruttivismo, etc. Non ci dovevano essere limiti alla modernità, intesa come innovazione. Innovare o rinnovare sono termini astratti se utilizzati stilisticamente , specie quando lo stile dominante si definisce post-moderno. La modernità, poi, in urbanistica non può eludere il carattere dei luoghi. L'innovazione quasi sempre riprende modelli e stereotipi (che si ritengono moderni) in essere in altri paesi, con altri problemi, con storie e nature diverse. Il fatto è che così operando, si assimila la modernità all'omologazione, che, in quanto tale, si manifesta dopo. E il moderno diventa, appunto, post -moderno.



I conservatori ribattevano che la città del passato, stratificata e variata nel corso dei secoli, era stata ultimata , finita, con l'avvento delle così dette rivoluzioni tecnico-materiali: L'energia elettrica, l'industria, la meccanica, i  trasporti motorizzati, etc.



Tant'è che la città era diventata metropoli: altra rispetto a quella che per tanto tempo era stata cinta da mura . Era diventata centro storico, interso proprio quale città del passato, o città pre-industriale, da salvaguardare e da recuperare (nel suo insieme aulico e popolare) con il restauro e il ripristino, intesi come restituzione



Le diatribe linguistiche nascondono sempre intenti discordi. Non c'è dubbio che il termine centro antico sia più appropriato di centro storico , ma le priorità operative cui riferirsi non sono diverse nell'un caso e nell'altro. Diversa è l'area di intervento. Se tutto diventa storico  è inutile darsi da fare per mantenere ciò che è storico; lo è già o lo sarà in un futuro prossimo. La parte storica, in questo contesto, può diventare anche la periferia. Ma gli architetti che vogliono realizzare il loro capolavoro insistono per costruire nel centro storico e non certo in periferia. 



Sul restauro, poi, la diatriba era così accesa che si dovette ricorrere ad aggettivi repellenti per distinguere una pseudo tecnica dall'altra. Ci fu un restauro conservativo , quasi a esorcizzare un restauro distruttivo , e un restauro artistico , per non dire creativo . Come se la tecnica degli interventi di restituzione potesse essere inventata, creata, di volta in volta a seconda dell'umore del progettista, ma sempre ignorando i caratteri (costruttivi e tipologici) specifici per ogni città. Molto spesso, se non sempre, al di là degli aggettivi, non pochi restauri invece di mantenerlo, distruggevano ed uccidevano il monumento.



La querelle fu aspra e non del tutto risolta, specie per quella miriade di interventi di cambiamento dovuti a orridi arredi urbani e a un traffico motorizzato che è destinato a peggiorare con la reintroduzione delle pre-moderne tramvie. 



Le stesse metodologie di intervento restaurativo continuano a essere controverse. Un progetto di restauro fa sempre paura, provoca allarme, inquieta. Molti ritengono che non sia nemmeno un progetto. Progettare equivale a creare, inventare, tutto il contrario di restaurare . Come si fa a creare la conservazione? Le polemiche, forse, ci saranno state anche ai tempi dei romani, quando il restauro era inteso come copia di un originale rovinato, distrutto, o semplicemente degno di essere ripetuto. Restauro concepito quale imitazione di un modello in genere più antico; copia, quindi falso. Ma anche per copiare bisogna avere esperienza e capacità tecniche, doti, tuttavia, non certo assimilabili all'invenzione progettuale.


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